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Al pari di altri prodotti della Terra, il sapore del caffè deve essere considerato caratteristico del Paese da cui proviene. È una questione di tempo, clima, suolo e, appunto, di pratiche agricole, elementi che giocano un ruolo importante nello sviluppo dei chicchi di caffè, influenzandone il gusto e l’aroma. Conoscere l’origine delle vostre qualità di caffè preferite può aiutarvi a scoprire monorigine e miscele che amerete più di altre.
I migliori chicchi di caffè vengono prodotti da alberi che crescono ad alta quota in un clima tropicale, dove è possibile trovare un terreno molto fertile. Tali condizioni sono rintracciabili in diverse località della zona equatoriale. Secondo la National Coffee Association, il caffè viene infatti coltivato in oltre 50 Paesi del mondo, per lo più situati nella cosiddetta Bean Belt (cintura o fascia del caffè) che circonda il globo e copre le aree tropicali di America, Africa e Asia, dal Messico al Myanmar, passando per Zimbabwe e Brasile.
La varietà delle piante, la chimica del terreno e il clima – soprattutto la quantità di precipitazioni e di ore di soleggiamento – sono altri fattori che incidono sul sapore del caffè, così come il modo in cui i chicchi vengono lavorati dopo la raccolta. Queste diverse condizioni contribuiscono a caratterizzarne l’aroma da una regione o piantagione all’altra, secondo una combinazione estremamente complessa di fattori. Da dove vengono i chicchi di caffè? Andiamo a dare un’occhiata ad alcune delle piantagioni più grandi e importanti del mondo!
Trattandosi della terza bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua e il tè, non sorprende che i chicchi di caffè siano molto richiesti praticamente ovunque. Come dichiarato dall’Organizzazione Internazionale del Caffè, nel 2020 sono stati prodotti 169,6 milioni di sacchi da 60 chilogrammi di caffè a livello globale, mentre le dieci maggiori nazioni produttrici detengono ben l’87% dell’intero mercato. A dispetto della sorpresa che potrebbe suscitare la presenza di alcuni Paesi, questa percentuale proviene dai primi cinque produttori di caffè:
Il Brasile è la maggiore potenza nella lista dei Paesi produttori di caffè, in grado di mettere da solo sul piatto quasi il 40% dell’offerta mondiale grazie a un clima favorevole e ideale per la coltivazione della pianta, che è rintracciabile in molte aree del Paese. Le piante di caffè brasiliane coprono circa 27.000 chilometri quadrati e la maggior parte di esse si trova negli Stati di Minas Gerais, São Paulo e Paraná. A differenza di quello della maggior parte degli altri Paesi produttori, il caffè brasiliano ha una caratteristica distintiva: i chicchi vengono essiccati al sole anziché essere lavati. Tale processo dà vita al cosiddetto “caffè non lavato o naturale”.
Il Brasile ha un’influenza tale sulla produzione di caffè che i tradizionali sacchi di iuta da 60 chilogrammi, storicamente utilizzati per l’esportazione del prodotto, sono ancora oggi considerati un’unità di misura standard a livello mondiale per la produzione e il commercio.
Le statistiche riportano che solo il petrolio viene scambiato più del caffè a livello mondiale. La quantità di sacchi di caffè esportati annualmente supera i trenta milioni, consumati ogni giorno da circa il 30/40% della popolazione mondiale, per una quantità globale di 500 miliardi di tazze all’anno. Sebbene la pandemia di COVID-19 abbia influito negativamente sull’offerta e sulla domanda di caffè in tutto il mondo, l’industria del settore si sta riprendendo con forza.
Come è noto, i principali importatori di caffè sono gli Stati Uniti, la Germania, la Francia, l’Italia e il Belgio, mentre tra gli esportatori sono presenti diversi Paesi in via di sviluppo, per i quali il caffè rappresenta una quota considerevolmente peculiare dei proventi delle esportazioni.
All’inizio del XX secolo quelle del Brasile rappresentavano quasi l’80% delle esportazioni globali. Questo avveniva prima che altri Paesi iniziassero a essere coinvolti nel settore. Oggi le esportazioni del Paese sudamericano rappresentano un terzo della produzione mondiale, seguite dalla Colombia, leader assoluto nel commercio di caffè arabica , dall’Indonesia, in cui la coltivazione del caffè risale al XVI secolo, durante il periodo coloniale olandese, e dall’Honduras, il cui clima è molto simile a quello del Brasile e che solo in tempi recenti è diventato un grande protagonista del settore.
Come influisce il cambiamento climatico sul futuro della coltivazione del caffè ? Se da un lato la coltivazione del caffè risulterà probabilmente più impegnativa in un clima più caldo, dall’altro, con l’aumento delle temperature, il caffè di alta qualità diventerà di fatto sempre più difficile da coltivare, dal momento che circa la metà dei terreni in cui viene coltivato sarà improduttiva.
Come suggeriscono gli esperti, entro il 2050 il paesaggio agricolo mondiale sarà probabilmente molto diverso da come lo conosciamo oggi. Tuttavia, l’innalzamento delle temperature sta già consentendo la crescita di alimenti tropicali in territori più settentrionali, dove prima non avevano alcuna possibilità di svilupparsi. Pertanto, si prevede che le aree migliori per la coltivazione del caffè si modificheranno allontanandosi dalla fascia tropicale e offrendo ad alcuni Paesi e alcune aree nuove opportunità.
Come abbiamo visto, a luoghi diversi corrispondono qualità diverse di caffè, e la sua coltivazione, così come la conosciamo oggi, potrebbe cambiare nel corso dei prossimi decenni, influenzando le esportazioni, le importazioni e le dinamiche del mercato di una delle bevande più consumate al mondo.
Prezzo di listino: si tratta del prezzo di vendita normalmente applicato, al fine di fornire un prezzo di riferimento con cui confrontare il prezzo finale di vendita anche in assenza di sconti.
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