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Presentata alla stampa l’attesa mostra Edmondo Bacci. L’energia della luce, dall’1 aprile alla Collezione Peggy Guggenheim
#EdmondoBacci
“C’è una veggenza nel colore, il quale esplode in tutta la sua gioiosa ebbrezza… Potrei forse
suggerire Kandinsky per una uguale potenza poetica” -
Peggy Guggenheim in Catalogo della XXIX Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, 1958
Venezia, 30 marzo 2023 - È stata presentata oggi alla stampa Edmondo Bacci. L’energia della luce, a cura di Chiara Bertola, Responsabile del programma di arte contemporanea alla Fondazione Querini Stampalia, Venezia, allestita negli spazi espositivi della Collezione dall’1 aprile al 18 settembre, 2023.
A fare gli onori di casa la direttrice Karole P. B. Vail, che ha salutato i numerosi giornalisti e ospiti presenti. Vail ha sottolineato l’importanza di questo omaggio all’artista veneziano Edmondo Bacci, prima e più esaustiva personale a lui dedicata, che ben si inserisce nella tradizione espositiva del museo che, da anni, accanto ad esposizioni di respiro internazionale, ospita rassegne volte a celebrare i protagonisti della scena artistica nazionale del secondo dopoguerra, quali Giuseppe Capogrossi, Lucio Fontana, Osvaldo Licini, Tancredi Parmeggiani, e ora Bacci. “Nel 1949 Peggy Guggenheim si trasferisce a Venezia, a Palazzo Venier dei Leoni”, ricorda Vail. “In laguna prosegue con entusiasmo la sua attività di collezionista e mecenate, ma invece di aprire una galleria, come aveva fatto a Londra e a New York, decide di sostenere alcuni artisti veneziani, che guardano a lei come a un faro di speranza nell’Italia del dopoguerra. Tra questi artisti c’è appunto Bacci. Nella sua autobiografia Peggy lo descrive come il suo “secondo protégé…un pittore molto lirico…le cui opere erano ispirate a Kandinsky”. È dunque per noi estremamente significativo ricordarlo oggi con una monografica”.
Accanto alla direttrice, Francesca Lavazza, Board Member di Lavazza Group, Institutional Patron della Collezione Peggy Guggenheim e sostenitore della mostra, che ha aggiunto “Questa mostra ha un significato profondo e coerente con il percorso iniziato nel 2017 con la Collezione Peggy Guggenheim. Venezia è per noi città di elezione, simbolo culturale del nostro Paese, e del fragile rapporto tra natura e arte, tra uomo ed ecosistema. Qui hanno trovato voce avanguardie e artisti nazionali e internazionali, valorizzati e scoperti dalla stessa Peggy Guggenheim, figura fondamentale nel mondo dell’arte che ammiro profondamente. Le opere di Edmondo Bacci esprimono la sua capacità di rappresentare la luce del mondo, e quella interiore che risiede nelle cose e nell’uomo.
La mostra rende omaggio a questo grande artista e alla sua cifra espressiva, presentando opere che, al di là della pittura stessa, sono dense di significato e potenza creativa”
La curatrice Chiara Bertola ha successivamente preso la parola, entrando nel cuore del percorso espositivo. “Per me questa mostra rappresenta un ritorno a casa di Edmondo Bacci, a casa di Peggy Guggenheim, collezionista sensibile e rara, che aveva intuito come, dietro a una figura così timida e schiva, quale era Bacci, si celasse un grandissimo artista. Fu lei, per prima, a capire che l’energia del colore delle sue opere era qualcosa di speciale, di unico. Dal percorso espositivo ho cercato di far emergere, il più possibile, il linguaggio di Bacci, cercando di portare lo sguardo dentro l’esperienza dell’artista stesso [..] Bacci dipingeva la luce, quella luce che per lui era pregnanza delle cose, e da cui deriva il titolo della mostra stessa, una mostra che presenta le fasi più salienti, liriche ed esplosive del percorso artistico del pittore, dalle sue “Fabbriche”, alle “Albe”, per arrivare ai più noti “Avvenimenti”. Nel percorso non manca una sorta di deviazione, che definisco inedita, dedicata ai suoi lavori più sperimentali, e in qualche modo tattili, per terminare poi con il grande tributo che la XXIX Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1958 gli dedica, offrendogli un’intera sala, ricreata ora in parte nella mostra”.
Con un’ottantina di opere, molte delle quali mai esposte prima, tra dipinti e disegni inediti, provenienti dall’Archivio Edmondo Bacci, collezioni private e musei internazionali, tra cui il Museum of Modern Art di New York e l’Art Museum di Palm Springs, California, si tratta della prima e più esaustiva personale dedicata all’artista veneziano Edmondo Bacci (1913-1978). Il percorso espositivo prende il via dal nucleo di tele, in bianco e nero, intitolate Cantieri e Fabbriche, che l’artista realizza tra il 1945 e il 1953, ispirate agli altiforni dell’area industriale della vicina Marghera, e influenzate dal contatto con gli artisti del Fronte Nuovo delle Arti, in particolare Vedova e Armando Pizzinato. Bacci esclude qui il colore: i soggetti sono risolti pittoricamente attraverso la contrapposizione di soli bianchi e neri che intessono un’imprevedibile geometria di movimenti accidentati, resi dall’alternarsi dinamico delle masse luminose bianche con quelle della tenebra assoluta. Tra il 1952 e il 1953 lo spazio frontale e in bianco e nero delle prime Fabbriche subisce un importante mutamento strutturale aprendosi sempre di più verso significative valenze cromatiche. È qui che cominciano a capirsi e formarsi quelle che saranno le caratteristiche linguistiche della pittura di Bacci: una pittura astratta che elimina progressivamente il segno per fondarsi invece, sempre di più, sulla funzione spaziale del colore. Si prosegue con le Albe, tele del 1954, caratterizzate dalla rottura definitiva dei piani cromatici, testimonianza del delicato e quanto mai affascinante percorso di ricerca che conduce l’artista dalle Fabbriche ai suoi celebri Avvenimenti, realizzati nel corso degli anni Cinquanta e i successivi Sessanta, protagonisti delle sale successive. Gli Avvenimenti rappresentano il nucleo più poetico, creativo e felice del lavoro dell’artista e il cuore pulsante della mostra stessa, opere dove lo spazio non è più sorretto da una griglia geometrica ma si genera unicamente dalle relazioni degli eventi di colore. Un colore che diventa spazio assoluto e che abolisce ogni limite tra superficie e volume, tra dimensione e traiettoria; il colore diventa pura materia di luce nel suo graduale processo di affrancamento dalla più pesante materia dell’Informale. Sarà questa l’occasione per poter ammirare una serie di Avvenimenti che nel corso degli anni Cinquanta sono stati acquisiti da diversi collezionisti statunitensi grazie alla mediazione di Guggenheim e Barr, e che tornano ora in Italia per la prima volta. Intorno al 1956, infatti, molte tele del giovane Bacci varcano l’oceano, aprendo così un importante periodo espositivo americano che culmina nella sua personale tenutasi alla storica Seventy-Five Gallery di New York nello stesso anno.
La mostra dà altresì spazio a un altro aspetto interessante, e meno noto, del linguaggio dell’artista: lo sperimentalismo degli anni Sessanta-Settanta a cui Bacci rivolge la sua ricerca negli ultimi anni di lavoro.
È qui che si incontrano i suoi “Gessi”, le “Sagome”, i “Teatrini”, tutte opere che riflettono l’incessante ricerca artistica di Bacci che in quegli anni si spinge verso nuove indagini extra pittoriche, rivolte alla materia. Ad affiancare questi lavori, un’importante sezione è dedicata a un gruppo inedito di disegni e “Carte bruciate”, provenienti da diverse collezioni italiane e soprattutto dall’Archivio Edmondo Bacci, dove l’artista interpreta su carta le potenzialità proprie del segno grafico e del colore, approfondendo la sua ricerca attraverso una serie di opere apparentemente dissimili ma accomunate tutte da una forza evocativa – creativa.
Il percorso espositivo si conclude con un tributo alla partecipazione di Bacci alla XXIX Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, nel 1958. Dalla sua prima partecipazione, nel 1948, l’artista viene regolarmente invitato ad esporre alla celebre manifestazione, ma in questa occasione gli viene dedicata un’intera sala, ricreata ora in parte nella mostra a Palazzo Venier dei Leoni con i più celebri Avvenimenti dell’epoca, tra cui spicca Avvenimento #299, del 1958, proveniente dall’Art Museum di Palm Springs. Nella prefazione del catalogo realizzato per la Biennale Peggy Guggenheim scrisse: “c’è una veggenza nel colore, il quale esplode in tutta la sua gioiosa ebbrezza…Potrei suggerire Kandinsky per una uguale potenza poetica” (Catalogo della XXIX Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, 1958). A chiudere la sala una sorprendente tela di Giambattista Tiepolo, Il Giudizio finale (1730-35 c.), della Collezione Intesa Sanpaolo, alla Fondazione Querini Stampalia, Venezia, testimonianza di come, fin dalla sua formazione artistica, presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, Bacci sia stato fortemente influenzato dalle grandi tele del passato, in particolare dal colorismo luministico di Giovanni Bellini, Giorgione, e soprattutto dalla spazialità dei grandi affreschi e cieli di Tiepolo.
Edmondo Bacci. L’energia della luce è accompagnata da un ricco catalogo illustrato, edito da Marsilio Arte, con saggi della curatrice Chiara Bertola, Martina Manganello, Barry Schwabsky, Toni Toniato, Riccardo Venturi.
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