Programma
Da luogo primario dove vivere, alle vulnerabilità messe in luce della crisi globale. La città è trafitta, la città trema. Si chiama The City at Stake (La città è a rischio), la quarta edizione del festival Utopian Hours 2020, ideato e organizzato dall’associazione culturale Torino Stratosferica.
La rassegna internazionale dedicata al “city making”, che si è tenuta presso La Centrale Nuvola Lavazza di Torino, dal 23 al 25 è stata dedicata al tema delle città, con un titolo che risulta più che mai calzante, anche alla luce della recente pandemia, e che ha l’obiettivo non solo di stimolare una riflessione, ma anche di preservare l’attitudine di immaginare, costruire, vivere e pensare gli spazi urbani. Al centro i grandi temi della contemporaneità: dalla fuga dalle metropoli alla rinnovata attenzione per le aree interne e la campagna, dalle città sull’acqua a quelle a misura di donna, dalla mobilità del futuro alle nuove strategie di sviluppo del territorio.
Comunità. Campagna. Waterfront: Si è dialogato di comunità e innovazione con Sanne van der Burgh, direttrice di Next, la task force creata dai visionari architetti olandesi dello studio MVRDV. Focus anche sulle aree rurali ritenute il luogo dei più radicali cambiamenti del nostro vivere, e fuga dalla città. Se ne è parlato anche con Samir Bantal (direttore di AMO), curatore insieme a Rem Koolhaas della mostra Countryside. The Future, attualmente esposta al Guggenheim di New York, e con Karen Rosenkranz, l’etnografa autrice del libro City Quitters.
L’elemento acqua sarà centrale in questa quarta edizione della kermesse torinese. In particolare, l’attenzione è rivolta alle città galleggianti, con il progetto dello studio BIG guidato da Bjarke Ingels, Oceanix, presentato da Marc Collins Chen, e Copenhagen Islands – piattaforme flottanti, mobili, lungo il canale e nella baia studiate per creare uno spazio pubblico creativo e innovativo – raccontate dall’australiano Marshall Blecher e dal danese Magnus Maarbjerg. Un capitolo specifico è per il rapporto tra nuoto e città, con l’esposizione di Andreas Ruby, curatore di Swim City a Basilea, che porta al festival esperienze di nuoto urbano, nel mondo.
Editoria e giornalismo urbano: Protagonisti tra gli altri Nolan Giles, design editor del magazine Monocle, il direttore di Dezeen, Marcus Fairs e Chris Michael editor-in-chief di Guardian Cities, iniziativa dedicata proprio alle città e sviluppata per sei anni dal quotidiano britannico. La giornalista Stephanie Bakker e la fotografa Cynthia Boll condurranno il pubblico all’interno di un reportage multimediale che racconta la vita di cinque nuove megalopoli: Kinshasa, Lima, Yangon, Medellín, Addis Abeba, che brillano di luce e punti oscuri.
La tre giorni torinese ospita anche la prima italiana del libro The Shenzhen Experiment: The Story of China’s Instant City, di Juan Du, storia della città cinese che da poche migliaia di abitanti ha raggiunto i 12 milioni di cittadini in pochi decenni, simbolo dell’esplosione urbana nella Cina di oggi.
La città sotto la lente delle donne. La musica come driver: Spazio alla riflessione sulle città disegnate da professionisti-uomini con il punto di vista della geografa di genere Leslie Kern, e alla musica come strumento strategico per migliorare i luoghi con Danny Keir, fondatore della società Enki Music. Fra i grandi studiosi urbani, ospite Richard Florida, accademico celebrato e autore noto anche al grande pubblico, fondatore di CityLab (ai tempi The Atlantic Cities).
Quale ruolo quindi per il progetto?: Come nascono e si animano luoghi che fanno la differenza? Sul palco di Utopian Hours è salito Ewan Anderson, managing partner dello studio di architettura 7N Architects, con base a Edimburgo e che promuove un approccio olistico alle pratiche di placemaking. Il festival delle città affronta anche il tema della casa: dai luoghi sconosciuti con Victoria Thornton, l’ideatrice del format internazionale Open House, alle esperienze di co-housing e abitare collettivo con Assemble Architects di Londra e Lacol di Barcellona, in un panel promosso insieme a Homers di Torino. E ancora Gabriella Gomez-Mont (Città del Messico e Amsterdam), Júlia Miralles de Imperial (Barcellona) insieme all’italo-danese Thomas Ermacora condivideranno la propria prospettiva urbana moderati da Greg Lindsay, direttore di New Cities, realtà canadese impegnata proprio sul futuro delle città.